Uh com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano.
(Franco Battiato, Bandiera bianca)
Non è facile decidere da che parte incominciare un articolo sulla figura del padre: la figura paterna rimane sullo sfondo, anche se è universalmente riconosciuto che il padre compare nella vita dei figli molto prematuramente e in modo non semplice o privo di conseguenze.
“Non riesco a considerare nessuna necessità nell’infanzia tanto forte come la necessità di protezione del padre.” (Sigmund Freud)
La figura del padre ha subito apprezzabili modificazioni nel tempo, nonostante la sua importanza non sia mai venuta meno. I padri di oggi sono più disposti al dialogo e al contatto fisico con i figli, tant’è vero che partecipano spesso a corsi pre-parto assistendo la nascita dal vivo.
Solo in tempi abbastanza recenti la ricerca psicoanalitica ha riconosciuto l’importanza della figura del padre in relazione alle fasi precoci dell’interazione madre-bambino. La teoria psicoanalitica dello sviluppo ha tradizionalmente posto maggiore enfasi sulla madre o sul punto di vista infantile. Di conseguenza, può risultare difficile definire la funzione paterna nell’allevamento.
Il padre ha un ruolo metaforico e rappresenta la legge del linguaggio che permette al bambino di conquistare la propria identità. Egli apre la crescita psicologica infantile alla cultura, alla socialità, all’ordine delle generazioni e alla differenza dei sessi.
Egli si interpone tra madre e figlio: la Legge del Padre, teorizzata da Lacan, rappresenta quel necessario e impossibile svezzamento dell’infante dal seno e viceversa della madre dalla bocca del lattante (Parat, 1999).
I dati delle ricerche sull’attaccamento depongono per il fatto che il padre è estremamente importante anche nei primi tre anni di vita, ma il suo ruolo va studiato non tanto nel rapporto diretto con il bambino, ma all’interno di una triade
Nella fase precoce dello sviluppo, “un padre normalmente devoto”, interpretando Winnicott, ha una funzione di holding: la parte femminile di sé gli permette di contenere e proteggere la diade madre-infante (Galdo, L’origine dell’amore per il padre, 1993). Il padre “diventa l’agente protettivo che libera la madre in modo che possa dedicarsi tutta al bambino” e che ad ella “impegnata dalla gravidanza, dal parto e dall’allattamento sia risparmiato di doversi volgere all’esterno per far fronte alle cose circostanti, in un momento in cui ha tanto bisogno di volgersi verso l’interno”.
La figura paterna, ancora per Winnicott, diventa importante per il bambino poiché il loro rapporto è essenzialmente diverso da quella madre da cui il bambino dipende in modo simbiotico. Egli si presenta al figlio come un “oggetto” intero, distinto e separato dal Sé del bambino sin dall’inizio, favorendone l’individuazione e stabilizza l’identità.
La funzione del padre è da ricercarsi nella capacità di modificare i modelli operativi interni del bambino, ma anche della moglie, influenzandone i legami di coppia e la relazione madre – bambino. Potrebbe per esempio:
• Favorire e tutelare la relazione madre-bambino (abitazione adeguata, sostegno economico, procurare cibo ed altri beni necessari, rappresentare e proteggere il nucleo familiare)
• Supporto e contenimento emotivo della madre durante la gravidanza e nel post-partum (funzione antidepressiva)
• Sostenere il figlio adolescente nel processo di emancipazione
• Proteggere la propria compagna dalla depressione per la separazione dal figlio e i cambiamenti delle funzioni affettive (ruolo materno) e sessuali (menopausa)
Da un punto di vista della teoria sistemica, i motivi dell’assenza del padre sono il taglio emotivo e il figlio cronico (Donata Francescano).
Il taglio emotivo è un concetto base della terapia familiare con il quale viene indicata una separazione fisica prematura e traumatica dell’individuo dai vincoli e dagli affetti familiari. Senza avere il tempo di elaborarli e risolverli adeguatamente. Provocando così una ripetizione nella nuova famiglia delle medesime condizioni di quella d’origine attraverso la scelta di un partner simil-genitoriale.
Il figlio cronico è dunque quell’adulto che non ha raggiunto una sufficiente differenziazione dalle figure della propria famiglia d’origine e che di conseguenza ricrea anche nel rapporto coniugale quel sentimento di dipendenza affettiva da cui aveva cercato di fuggire o al contrario da cui non si era mai allontanato. Eppure il contributo maggiore alla latitanza dei padri nella famiglia è dal testo attribuito al super-lavoro a cui si è chiamati nella società occidentale come unica o prioritaria forma di realizzazione. “La società odierna, dice Donata Francescano, si è mascolinizzata, provocando per antitesi una demascolinizzazione dell’uomo in famiglia. Il lavoro occupa la maggior parte della giornata e delle capacità dei padri i quali quando la sera tornano a casa si scoprono sfiniti e privi di energie emotive”.
Il ruolo paterno,in conclusione, può essere quello di costituire una funzione di “protezione”, in grado di compensare la relazione madre-bambino, fungendo come una risorsa da non sottovalutare prendendola in considerazione solo qualche volta.
Il pastrano – Alda Merini
Un certo pastrano abitò lungo tempo in casa
era un pastrano di lana buona
un pettinato leggero
un pastrano di molte fatture
vissuto e rivoltato mille volte
era il disegno del nostro babbo
la sua sagoma ora assorta ed ora felice.
Appeso a un cappio o al portabiti
assumeva un’aria sconfitta:
traverso quell’antico pastrano
ho conosciuto i segreti di mio padre
vivendoli così, nell’ombra.
BIBLIOGRAFIA:
• Ainsworth, M.D.S. (1995). L’attaccamento nel ciclo di vita. Roma, Il Pensiero Scientifico.
• Andolfi, M. (2001). Il padre ritrovato. Alla ricerca di nuove dimensioni paterne in una prospettiva sistemico-relazionale. Franco Angeli. Milano
• Bowlby, J. (1976). Attaccamento e perdita, Vol. 1: L’attaccamento alla madre. Boringhieri, Torino.
• Bowlby, J. (1978). Attaccamento e perdita, Vol. 2: La separazione dalla madre. Boringhieri, Torino.
• Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano (2007).
• Bowlby, J. (1983). Attaccamento e perdita, Vol. 3: La perdita della madre, Boringhieri, Torino.
• Bowlby, J. (1989). Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Raffaello
• Cortina Editore, Milano.
• Lorenzini, R., Sassaroli S. (1995). Attaccamento, conoscenza e disturbi di personalità, Raffaello Cortina Editore, Milano.
• Khaleque, A. & Rohner, R.P (2012). Transnational Relations Between Perceived Parental Acceptance and Personality Dispositions of Children and Adults: A Meta-Analytic Review Personality and Social Psychology Review 16(2) 103– 115
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2012/10/attaccamento/
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